State Street Institutional Investor Indicators - Maggio
State Street segnala che il Risk Appetite Index è salito a 0,36, segnalando un ritorno al rischio da parte degli investitori nella seconda metà del mese, in seguito al rinvio dell’applicazione dei dazi. Tornano ad aumentare le allocazioni degli investitori azionari a lungo termine
09/06/2025
Redazione MondoInstitutional
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L’indice State Street Risk Appetite Index è salito a 0,36 alla fine di maggio, segnalando un ritorno al rischio da parte degli investitori nella seconda metà del mese, in seguito al rinvio dell’applicazione dei dazi. Lo riporta State Street Global Markets, che ha pubblicato i risultati degli State Street Institutional Investor Indicators relativi al mese di maggio. Gli indicatori di partecipazioni mostrano che le allocazioni degli investitori azionari a lungo termine sono aumentate nuovamente nel quinto mese, raggiungendo i livelli osservati per l’ultima volta all'inizio di aprile, in concomitanza con l’annuncio del Liberation Day. Durante il mese, l’esposizione azionaria è aumentata dello 0,9%, mentre quella obbligazionaria è diminuita dello 0,8%.
Dwyfor Evans, Head of APAC Macro Strategy di State Street Global Markets ha così commentato: “Il mese di maggio ha visto un forte rimbalzo del sentiment favorevole al rischio tra gli investitori istituzionali, tornando ai massimi da inizio febbraio. Sebbene il tema dei dazi rimanga centrale, i rinvii nell’attuazione e l’effettiva riduzione delle tariffe previste hanno contribuito a migliorare l’appetito per il rischio, insieme a un contesto ancora in gran parte benigno sul fronte inflazione, che ha ridotto i timori di stagflazione.
Secondo State Street, il punto centrale di questo rafforzamento del sentiment è rappresentato dall’aumento mensile dello 0,9% dell’esposizione azionaria, a fronte di un calo dello 0,8% nei titoli obbligazionari. "Alla fine di maggio, le allocazioni complessive in azioni sono tornate ai livelli della prima settimana di aprile, invertendo completamente la tendenza osservata nelle settimane precedenti. Le allocazioni in liquidità sono rimaste pressoché invariate nel corso del mese. I flussi in dollari hanno subito un deterioramento a maggio: le vendite persistenti hanno portato le posizioni in dollari ai minimi pluriennali, creando una sottoponderazione significativa", scrive State Street in una nota. 
La società specifica inoltre che, nonostante un ritorno agli acquisti negli asset sottostanti, in particolare le azioni, le preoccupazioni su inflazione, politica fiscale e downgrade sovrano hanno continuato a pesare sugli investimenti in Treasury Usa, dove le vendite si sono intensificate su quasi tutte le scadenze: "Parallelamente, la domanda per il dollaro canadese (CAD) è aumentata, con gli investitori che hanno privilegiato le valute legate alle materie prime nei mercati sviluppati. Alla fine di maggio, il posizionamento sul CAD era prossimo al quartile superiore. L’interesse per i mercati europei si è affievolito nel corso del mese, mentre altri mercati hanno beneficiato del disimpegno dal dollaro e dai Treasury. Questo andamento nasconde però un inizio mese molto forte per l’euro, percepito come valuta rifugio, con flussi inizialmente consistenti che poi si sono indeboliti man mano che la propensione al rischio si è rafforzata".
State Street ha fatto inoltre notare che i flussi su asset europei si sono quindi indeboliti, con un calo dell’interesse per le azioni dell’Eurozona, mentre gli investitori sono tornati a guardare agli Stati Uniti. "Solo alcuni segmenti del comparto obbligazionario, come i Btp italiani,  hanno mostrato resilienza, sostenuti sia dal livello di rendimento che dalle aspettative di continuazione del ciclo di allentamento monetario. Infine, i flussi sulla sterlina britannica (GBP) hanno registrato una ripresa, trainata dalle aspettative che la Bank of England avrà difficoltà a procedere con ulteriori tagli dei tassi d’interesse. Nell’area Asia/Pacifico, il rafforzamento del dollaro taiwanese (TWD) a inizio maggio è in parte attribuibile a politiche orientate all’apprezzamento valutario per contrastare i dazi. Questo ha favorito il rientro di capitali nella regione, in particolare a favore di azioni e valute locali".
Gli Institutional Investor Indicators (le 3 “i”) sono stati sviluppati da State Street Associates, la divisione di ricerca e advisory di State Street Global Markets. Misurano la fiducia degli investitori o la propensione al rischio in modo quantitativo, analizzando i modelli di acquisto e di vendita degli investitori istituzionali, ricavati dai 44 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street (in questo patrimonio non sono inclusi gli asset detenuti da State Street stessa). L’indice di propensione al rischio deriva dalla misurazione dei flussi degli investitori in ventidue diverse dimensioni di rischio tra azioni, valute, reddito fisso, asset legati alle materie prime e trend di asset allocation. L’indice cattura la proporzione dei ventidue elementi di rischio che hanno visto un comportamento orientato alla ricerca o alla riduzione del rischio.
Una lettura positiva indica che nel complesso gli investitori stanno aumentando la loro esposizione al rischio, mentre una lettura negativa suggerisce una riduzione del rischio. Gli indicatori delle partecipazioni di State Street rilevano la quota dei portafogli degli investitori allocata in azioni, reddito fisso e liquidità a partire dal 1998.

Per leggere gli Institutional Investor Indicators di maggio di State Street Global Markets, cliccate qui.

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