È sempre più probabile che Europa e Stati Uniti non raggiungeranno i loro target di riduzione delle emissioni al 2030 a causa della crescente resistenza politica, delle preoccupazioni per la sicurezza energetica e dei meccanismi fiscali poco adatti per sostenere la transizione verso l'energia pulita. Il report dell'UE "Effort Sharing Regulation" ha infatti rivelato che 12 Paesi dell'UE non saranno in grado di raggiungere i propri obiettivi, con Germania e Italia in prima fila tra i Paesi con il maggior ritardo.
Secondo le proiezioni, la Germania non raggiungerà il target in una percentuale del 10/14% (vedi grafico 1), a causa di una ripresa dell'uso di combustibili fossili, trend iniziato con la crisi energetica del 2022. Il Paese ha infatti aumentato le importazioni di Gnl per compensare la perdita del gas russo, riavviato le centrali elettriche a carbone e smantellato la propria capacità energetica nucleare, pari a 4,6 GW.
Queste misure hanno aumentato la volatilità dei prezzi dell'elettricità, che sono saliti del 28% dall'inizio della guerra in Ucraina a causa dell'eccessiva dipendenza da costose fonti energetiche di base come carbone e Gnl e della limitata capacità di bilanciamento da parte delle fonti rinnovabili, il cui apporto è ancora troppo intermittente. A livello settoriale, dal 2020/21 le emissioni derivanti dai mezzi di trasporto in Germania sono aumentate di circa il 4% e la produzione di energia fossile di circa il 17%, compromettendo ulteriormente i progressi verso i target del 2030.
Grafico 1 - I target di emissioni della Germania al 2030
Fonte: analisi di Allspring Global Investments su dati raccolti da Federation for Transport & Environment dell'UE, AIE ed Environmental Agency dell'UE.
Secondo le proiezioni, l'Italia invece mancherà l'obiettivo al 2030 di una percentuale compresa tra il 7,7% e il 34,5% a causa di una politica energetica più pragmatica, che privilegia la sicurezza immediata rispetto a una rapida decarbonizzazione. Il Governo italiano sta espandendo le infrastrutture per il Gnl e triplicando la capacità di rigassificazione per diventare un hub energetico regionale e, come la Germania, registra una crescita significativa delle emissioni dei mezzi di trasporto e della produzione di energia fossile, con pochi sforzi per incrementare l'energia pulita (vedi grafico 2).
Questi sviluppi riflettono un più ampio cambiamento nella politica energetica europea, che privilegia la resilienza e l'accessibilità economica rispetto a una riduzione aggressiva delle emissioni, sollevando preoccupazioni per gli investitori in strategie di transizione climatica a lungo termine, che fanno affidamento su un chiaro sostegno politico.
Grafico 2 - Previsioni delle emissioni dei settori chiave dell'economia italiana
Fonte: analisi di Allspring Global Investments su dati raccolti dalla Environmental Agency dell'UE.
Passando agli Stati Uniti, qui il panorama politico rimane altamente volatile e dipendente dalla leadership. Le Amministrazioni democratiche hanno in genere garantito maggiori riduzioni delle emissioni rispetto a quelle repubblicane e la rielezione di Donald Trump rappresenta un rischio per le strategie di investimento nel settore climatico, visto il suo abbandono di politiche per la riduzione delle emissioni e il suo sostegno ai combustibili fossili. Tuttavia, la decarbonizzazione si sta affermando in modo strutturale attraverso azioni a livello di singoli Stati: gli investitori dovrebbero aver infatti presente che, nonostante l'incertezza a livello federale, alcuni Stati come California e New York continuano a mantenere solide politiche climatiche e regolamenti finanziari che sostengono la crescita delle energie pulite.
Complessivamente, mentre l'obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050 rimane raggiungibile, le traiettorie delle principali economie rivelano un crescente scollamento tra politiche energetiche a breve termine e ambizioni climatiche a lungo termine. Per gli investitori, questo pone in primo piano la necessità di concentrarsi sui rendimenti corretti per il rischio, sulla divergenza delle politiche regionali e sulla resilienza alla volatilità politica e ai prezzi delle materie prime. Le tecnologie per l'energia pulita rimangono un'asset class strutturalmente interessante nel lungo periodo grazie alla diminuzione dei costi e al crescente allineamento delle politiche, che probabilmente consentiranno continui flussi di capitale verso le infrastrutture sostenibili e le soluzioni per migliorare la rete energetica e i sistemi di stoccaggio dell'energia.
A cura di Kofi Mbuk, Head of Climate and Environmental Research, Sustainability, ed Henrietta Pacquement, Senior Portfolio Manager e Head of Sustainability di Allspring Global Investments
Il report completo di Allspring Global Investments è disponibile cliccando qui.
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