La Cassa Nazionale del Notariato è oggi un Ente “maturo”, con un patrimonio che ha superato i 2 miliardi di euro, anche grazie all’efficiente e prudente gestione del portafoglio realizzata nell’ultimo triennio. MondoInvestor ne ha parlato con Vincenzo Pappa Monteforte, Presidente di Cassa Nazionale del Notariato, in carica dal 2022. Nel corso della sua presidenza, l’Ente di previdenza ha deciso di impegnarsi sul fronte della sostenibilità, integrando i fattori ESG sia nella propria realtà che negli investimenti, di dedicare particolare attenzione agli iscritti più giovani, nonché di creare importanti momenti di confronto pubblici, anche con rappresentanti della vita politica, sui temi più attuali per la professione notarile.
La vostra Cassa di previdenza ha una lunga storia. A quanto ammonta oggi il patrimonio e come sono strutturati gli investimenti?
La Cassa Nazionale del Notariato è nata nel 1919. Oggi è un Ente “maturo”, che ha mantenuto i principi fondanti della mutualità e della solidarietà intergenerazionale. Fornisce servizi a più di 7.600 iscritti, di cui almeno 2.600 pensionati. Il nostro patrimonio è cresciuto negli anni sensibilmente, tanto da superare i 2 miliardi di euro, quando (appena a fine 2022) era pari a circa 1,8 miliardi. Attualmente, è suddiviso tra parte liquida (65%) e illiquida (35%), che ricomprende l’immobiliare (30%). Più in particolare, il portafoglio ha visto ridurre, a far data dal 2010, la componente gestita direttamente dal 78% al 23%. L’80% delle risorse è allocato in oltre 100 strumenti di risparmio gestito quotati (fondi comuni di investimento ed Etf) e non quotati (fondi alternativi), nelle 16 differenti classi volute dall’Asset Allocation Strategica. Il controvalore complessivo arriva a 1 miliardo di euro (60% in obbligazionario, restante parte in fondi azionari). La componente illiquida è suddivisa tra circa 25 FIA, per circa mezzo miliardo di euro, ripartito tra real estate (83%), infrastrutture (9%), private equity (7%) e private debt (1%). Abbiamo efficientato anche la componente immobiliare, tramite conferimenti a fondi dedicati, gestiti da due primarie Sgr. La logica è stata quella di un fondo, che ha dismesso e continua a dismettere asset non strategici, ed uno che muove verso la titolarità di trophy asset.
In particolare, nel triennio della sua presidenza, quali sono state le principali decisioni di portafoglio che avete adottato?
L’anno 2022 è stato caratterizzato da una gestione prudente, a causa delle turbolenze dei mercati finanziari, orientata principalmente verso FCI (strutturali, circa 60 milioni; private equity, circa 48 milioni), con una minore propensione verso titoli governativi, e gestione della liquidità. Senza tralasciare fondi obbligazionari inflation linked, azionari globali e investimenti nel settore delle energie alternative (circa 34 milioni di euro). Sui titoli governativi italiani abbiamo preferito le scadenze brevi. Il rendimento, a valori di mercato, per il 2022 è stato negativo (-7,59%), compensato in parte dall’immobiliare (-4,83%).
L’atteggiamento non è mutato nel 2023, con una riduzione al minimo delle operazioni sul patrimonio mobiliare, in attesa di segnali di stabilizzazione dei mercati. Nella seconda metà dell’anno, il Cda ha deciso di impiegare parte della liquidità presente sui conti bancari, investendo in titoli di Stato italiani a lunga scadenza (Btp scadenti tra il 2037 e il 2045, controvalore complessivo di circa 52 milioni di euro). Non abbiamo escluso, comunque, Btp a breve (circa 24 milioni), con un rendimento, a valori di mercato, per l’intero 2023, positivo (+6,86%).
Nel 2024, sono stati “attenzionati” i titoli di Stato, incrementando il portafoglio di 62,4 milioni di euro, di cui 15,8 milioni in governativi statunitensi. In sintesi, grazie ad una serie di interventi, il portafoglio dei fondi mobiliari è stato diversificato in 116 strumenti, per 59 Sgr.
Per quanto riguarda la gestione della liquidità (considerando gli interessanti livelli di remunerazione offerti) sono state mantenute importanti giacenze, sia sui conti correnti a vista che, nella forma del “Time Deposit”, svincolabile senza penali. Il rendimento, a valori di mercato, anche per il 2024 è stato positivo (+7,03%).
Uno degli elementi a cui avete dedicato particolare attenzione nell’ultimo triennio è stata la sostenibilità. In che modo avete iniziato a integrare i fattori ESG nella vostra realtà e nei vostri investimenti?
In questi ultimi anni, abbiamo deciso di impegnarci, attuando una politica aziendale più aderente ai Goals delle Nazioni Unite. Per raggiungere questi obiettivi, la Cassa ha implementato gli investimenti socialmente responsabili, nel settore delle infrastrutture e nelle small cap.
Inoltre, la Cassa non ha mai sperimentato il divario di genere, dal momento che la presenza femminile rappresenta oltre il 50% dei dipendenti.
L’Ente ha iniziato a: 1) monitorare il rischio ESG del suo portafoglio; 2) includere il punteggio ESG nel processo di selezione dei fondi. Attualmente, il rischio ESG può essere valutato sul 76% del portafoglio (49% nel 2020). Inoltre, la Cassa ha sottoposto per la prima volta uno dei suoi fondi immobiliari dedicati al Global Real Estate Sustainability Benchmark (GRESB) per identificare e migliorare la performance ESG del fondo, integrando le pratiche ESG sia nei processi di investimento, che nella propria strategia aziendale complessiva. Per quanto riguarda i fondi alternativi all’interno del portafoglio dell’Ente, sono presenti diversi investimenti attraverso fondi chiusi di private equity, con focus sul cambiamento climatico e sul sostegno all’economia reale.
Le Casse di previdenza possono svolgere un ruolo fondamentale, come investitori, nel sostenere il Sistema Paese. Quali sono i vostri investimenti nell’economia reale italiana?
La Cassa che rappresento è molto presente nell’aiuto all’economia reale e al tessuto economico del nostro Paese. Più nel dettaglio, in questo specifico comparto, abbiamo investito in:
- fondi di private equity, che sostengono in generale l’Italia e, nello specifico, seguono il forte trend collegato alla necessaria ed impellente transizione digitale ed ambientale. In tale asset class, ci siamo focalizzati (con una specifica selezione) su fondi di private equity, operanti nel supporto alle PMI italiane con due prodotti dedicati a società del sud Italia;
- fondi immobiliari (specializzati in trophy asset), che investono in attività commerciali, logistiche ed uffici in Italia.
Parlando di strumenti di private equity, uno dei fondi nei quali crediamo opera con uno specifico focus su PMI localizzate nel nord Italia ed operanti in quei settori (tipo alimentare, design, lusso, abbigliamento, meccanica ed elettronica di precisione, chimica, farmaceutica, servizi e distribuzione specializzata) in cui l’Italia esprime eccellenza imprenditoriale. L’altro, invece, è un fondo focalizzato sulla costruzione di un portafoglio diversificato di partecipazioni in aziende italiane leader nel proprio settore di riferimento, dall’elevato potenziale di crescita. Il fondo si concentra su cinque ambiti specifici: Consumer products & retail; Business Services; Financial services; Industrials Goods & Services; Healthcare.
Inoltre, anche se il debito pubblico italiano non è propriamente classificabile tra tale tipologia di attivi, ritengo utile evidenziare come la sottoscrizione di emissioni pubbliche statali (alla quale facevo prima riferimento) supporti in maniera indiretta l’economia nazionale.
Passando alle misure di sostegno agli iscritti, lei ha deciso di mettere al centro i giovani. In che modo?
Durante il mio triennio ho cercato di lavorare per e con i giovani colleghi, accogliendoli da subito nella nostra sede. Ho ritenuto necessario illustrare loro le caratteristiche della struttura e delle attività svolte dall’Ente di previdenza, oltre che i servizi forniti. Ragazzi pieni di entusiasmo, ma anche di preoccupazioni per il futuro. Ho letto nei loro occhi la gioia per aver raggiunto un traguardo importante, associata all’incertezza che caratterizza il cammino professionale, soprattutto in un contesto economico così difficile. Sono consapevole delle sfide che affrontano e sempre più convinto che sia necessario un intervento politico finalizzato a garantire un futuro più stabile. La professione notarile, purtroppo, sta vivendo una “crisi delle vocazioni”, che va affrontata con urgenza.
Nonostante tutto, sono convinto che la nostra funzione abbia un valore aggiunto unico, situata come è tra il pubblico e il privato, che oggi, più che mai, sia fondamentale. Ho esortato i giovani notai a credere in sé stessi, ad essere previdenti e a non dimenticare mai la deontologia, che è alla base del nostro lavoro.
La Cassa Nazionale del Notariato è al loro fianco, non solo per la pensione futura, ma anche per supportarli durante tutto il percorso professionale, offrendo misure di sostegno, come l’assegno di integrazione e la tutela sanitaria. Con uno sguardo alla previdenza complementare. Credo fermamente che il dialogo tra generazioni sia essenziale, così come sono certo che (con il giusto supporto e la determinazione) tutto assieme riusciremo a costruire un futuro migliore per il notariato e per la nostra società.
L'intervista integrale è stata pubblicata su MondoInvestor nr. 250 di marzo 2025.
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