“Ci rallegriamo per la rinnovata attenzione all’incremento delle adesioni alla previdenza complementare. Riteniamo che lo sviluppo della previdenza complementare debba essere convintamente sostenuto dalle istituzioni fino a rientrare tra gli obiettivi prioritari di politica economica, soprattutto se ci si pone obiettivi di consolidamento e diffusione del benessere nel lungo periodo e non solo l’accoglimento di istanze a breve termine". Lo ha dichiarato Giovanni Maggi, Presidente di Assofondipensione (Associazione che rappresenta 32 Fondi pensione negoziali, con i loro 4 milioni di lavoratori e un ammontare di risorse raccolte pari a 73,5 miliardi di euro), con riferimento al dibattito parlamentare che ha rilanciato la proposta di un semestre di silenzio/assenso nella previdenza complementare. Per Maggi "è d’altronde evidente che lo sviluppo del secondo pilastro può generare significativi benefici termini di sviluppo dei mercati finanziari pubblici e privati, e degli investimenti diretti nel Paese, con un impatto positivo sulla crescita del sistema Italia”.
Il Presidente dell’Associazione ha inoltre sottolineato alcune proposte da tempo avanzate da Assofondipensione. "Innanzitutto, occorrerebbe introdurre un nuovo semestre di silenzio assenso, per favorire le adesioni alla previdenza complementare che, come mostrano i dati Covip, genera grande vantaggio per i lavoratori aderenti. Poi, l’introduzione del silenzio assenso dovrebbe essere accompagnata da una campagna informativa istituzionale che chiarisca le ragioni della misura in questione, la necessità della pensione complementare e i vantaggi dell’adesione ai Fondi pensione negoziali".
Come terza proposta, "fermo restando la volontarietà della scelta, sarebbe opportuno revisionare il meccanismo del tacito conferimento del Tfr, al fine di renderlo più efficace. Occorrerebbe inoltre sostituire l’opzione di default in caso di mancata scelta da parte del lavoratore verso il comparto garantito a favore di un comparto maggiormente in grado di battere la rivalutazione del Tfr, in particolare con strategie di tipo life cycle, come suggerito dalla stessa Covip". Infine, riflette Maggi, "poiché i dati mostrano che gli aderenti ai Fondi pensione, giunti al termine dell’attività lavorativa, gradiscono poco la prestazione in termini di rendita vitalizia, come peraltro dimostra anche l’interesse riscontrato dall’introduzione della Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (o RITA), sarebbe opportuno introdurre la possibilità di libera scelta da parte dell’aderente sull’ottenimento del capitale e della rendita, permettendo anche una decumulazione graduale del montante durante la fase pensionistica".
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