Fondazione Enpam copre la gobba pensionistica e aumenta gli asset a premio di rischio
La costruzione del portafoglio di copertura è stata avviata tramite l’acquisto di titoli di Stato, per il resto dell’allocazione si guarda all’azionario e ai private market
27/05/2024
Redazione MondoInstitutional
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La necessità di dover coprire i flussi di cassa in uscita a causa dell’elevato numero di iscritti che andranno in pensione nel periodo che va dal 2026 al 2050, ha fatto sì che Fondazione Enpam abbia avviato la costruzione del portafoglio di copertura, mediante l’acquisto di titoli di Stato con scadenze coordinate alle necessità. Per il resto delle allocazioni, Alberto Oliveti, Presidente di AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) e di Fondazione Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Medici), spiega a MondoInvestor che si potrà guardare agli asset a premio di rischio, innanzitutto all’azionario e poi anche ai private market, con un’attenzione al mercato domestico.
Sul fronte della sostenibilità, inoltre, Oliveti afferma che la Fondazione ha approntato un sistema di monitoraggio tale da poter verificare direttamente con i gestori le singole posizioni e di aver avviato uno studio sull’allineamento delle allocazioni rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu.

L’anno prossimo la Fondazione vedrà ufficialmente gli effetti della prevista gobba pensionistica. Cosa significa concretamente per la gestione finanziaria dell’Ente? Avete definito la nuova strategia LDI?
Si, abbiamo avviato la costruzione dinamica del portafoglio di copertura che dovrà finanziare per tempo le importanti richieste di liquidità derivanti dalla gobba prevista dal Bilancio Tecnico.
Nel corso del 2023 è stata coperta al 100% la prima parte di 4 anni del periodo di gobba, che inizia nel 2026 e finisce nel 2040, e il resto per circa il 25%, tramite l’acquisto di titoli di Stato con scadenza intorno all’inizio di ciascun anno per il quale sono previsti flussi negativi. Prevediamo di aumentare progressivamente la restante copertura nei prossimi anni seguendo anche le proiezioni attuariali del nuovo Bilancio Tecnico in formazione, che recepiscono importanti cambiamenti nella platea degli aderenti, sia nel lato contributori sia nel lato pensionati. Ciò permette di esporre una quota maggiore del portafoglio a investimenti finanziari a maggior rischio di mercato.
Ciò significa un aumento della quota di asset a premio di rischio, azionario quotato in primis e poi private market, con una specifica esposizione al mercato italiano che attualmente riflette prospettive di crescita più interessanti rispetto agli altri mercati. Tali aumenti comporteranno una riduzione della componente high yield (più alto rischio) e in particolare sul fronte dei Mercati emergenti.

In questo inizio 2024 avete avviato delle ricerche di fondi di private market, in tutte le principali asset class: dapprima sulle infrastrutture, poi su private equity, venture capital e private debt, questi ultimi con un particolare focus sull’Italia. Quali obiettivi di rischio, rendimento e flussi di cassa, nonché di tipi di esposizione vi ponete in generale nei vostri investimenti di private market?
I nostri programmi di private market puntano a un rendimento target del 12/13% per il private equity e 7/8% per il private debt, entrambi con un’esposizione di investimenti sul mercato italiano tra il 20% e il 30%, ben diversificati per annata, tipologia di investimento ed esposizione geografica.
I programmi attualmente sono ben strutturati e in linea con gli obiettivi di rendimento e di diversificazione. Nel private equity l’obiettivo di esposizione geografica è intorno al 34% Europa (di cui 20% Italia) e 66% resto del mondo (di cui 50% circa Usa). Nel private debt sono privilegiati investimenti su prestiti diretti (70%), seguiti da credito opportunistico e infrastrutture.

Monitorate gli impatti dei vostri investimenti sull’economia reale, come ad esempio la crescita dei fatturati delle aziende, la creazione di occupazione, le ricadute positive sull’ambiente, o altro ancora?
Per quanto riguarda i fattori ESG, stiamo approntando un sistema di monitoraggio compatibile con il sistema già operativo per la parte pubblica relativa all’approccio “One Health”, dove la parte più rilevante è la componente ambientale. Per quanto concerne invece la tipologia di investimenti ad impatto, già una parte del portafoglio è dedicata specificatamente al monitoraggio delle metriche di impatto, e tutti i gestori riportano dati extra finanziari oltre la crescita dei fatturati (di per sé scontata per questo tipo di investimenti) come la crescita occupazionale. Rimane in ogni caso la priorità di consegnare al patrimonio il rendimento corretto per il rischio congruo con l’asset class investita.

Infine, come sta proseguendo l’implementazione del vostro approccio “One Health” al tema della sostenibilità, declinato su diversi livelli di operatività della Fondazione? Quali obiettivi vi siete dati per il 2024?
Come già accennato, il sistema di monitoraggio per la parte quotata ha raggiunto un livello di profondità tale da permettere di andare a verificare direttamente con i gestori le posizioni di portafoglio su singoli elementi potenzialmente critici o da privilegiare.
Nel corso dell’ultimo anno è stato attivato uno studio approfondito riguardo all’allineamento delle nostre posizioni rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030: questo perché tutto ciò che concerne la salute, la biosfera e la transizione energetica volta al contrasto dei cambiamenti climatici, risulta essere la modalità più indicata per perseguire l’approccio One Health.
Si sottolinea come al momento il Portafoglio mobiliare si possa considerare allineato all’Obiettivo 13 (promozione delle azioni rivolte a combattere il cambiamento climatico), all’Obiettivo 5 (raggiungimento dell’uguaglianza di genere), all’Obiettivo 8 (promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti), nonché all’Obiettivo 10 (ridurre le disuguaglianze all’interno dei e fra i Paesi). L’obiettivo per il 2024 è quello di implementare una sezione specifica di approfondimento su tali elementi, al fine di sviluppare un impegno (soft engagement) condiviso con il gestore o in ultima istanza anche con le società emittenti degli strumenti sottoscritti.

L'intervista integrale è stata pubblicata su MondoInvestor nr. 239 di marzo 2024.

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