“Nonostante l’andamento incerto dell’economia nazionale e dell’attività professionale notarile, il bilancio di esercizio della Cassa Nazionale del Notariato dell’anno 2023 chiude con un avanzo di gestione che si attesta a 62,8 milioni di euro e un patrimonio netto di 1.793 milioni di euro”. Così il Presidente dell’Ente, Vincenzo Pappa Monteforte, che ha sottolineato come malgrado “l’attività professionale notarile abbia registrato una battuta d’arresto, risentendo negativamente dell’andamento economico generale, le riserve patrimoniali, ormai prossime (al momento di chiusura del documento contabile) al valore di 1,8 miliardi di euro, assicurano la copertura delle rendite pensionistiche correnti per un numero di anni superiore a quello considerato idoneo dal legislatore (5 anni, art.1 D. Lgs. 509/94) per preservare l’equilibrio strutturale della Cassa e la solvibilità nei confronti degli iscritti”.
La Cassa del Notariato, inoltre, conferma il suo equilibrio strutturale grazie a un “saldo previdenziale” positivo per 83 milioni di euro. Il saldo in questione è stato istituito per la prima volta con la riforma delle pensioni c.d. Fornero (art. 24, comma 24 D.L. 201/2011) ed è destinato a valutare l’equilibrio tecnico delle Casse previdenziali privatizzate. È formato dalla differenza dei ricavi contributivi e le rendite pensionistiche e, nell’anno appena chiuso, ha risentito della contrazione dei flussi contributivi correnti di oltre 20 milioni di euro e del contestuale aumento del costo pensionistico per oltre 8 milioni di euro.
"L’ammontare degli onorari iscritti a repertorio ha, infatti, di poco superato il valore di 800 milioni di euro (803 milioni per l’esattezza), lasciando sul terreno circa 50 milioni di euro rispetto all’anno precedente. In termini generali, l’andamento dell’attività professionale notarile è strettamente connesso all’evoluzione economica del Paese e, in particolare, alle risorse disponibili e alle capacità di investimento dei principali motori della domanda del servizio notarile: cittadini e imprese”, ha spiegato Pappa Monteforte.
La variazione negativa è stata contenuta in circa 6 punti percentuali e ha determinato la correlata decrescita dell’entrata contributiva (-6,2%, la variazione registrata).
“Per quel che concerne lo scenario demografico della popolazione assicurata rileviamo che continua ad essere caratterizzato da una sostanziale linearità del numero dei contribuenti e dei titolari di pensione, anche se in periodi di crisi o di involuzione reddituale si osservano fenomeni di accelerazione del ritiro anticipato del notaio, con inevitabili effetti sulla spesa pensionistica della Cassa”, ha proseguito il Presidente dell'Ente. “Nell’ambito della popolazione attiva si continua a palesare un lento, ma costante, processo di femminilizzazione della categoria. Ad oggi, 4 notai su 10 sono donne. Nei flussi di entrata alla professione si registra, sempre più, la crescita del numero delle colleghe. Tale elemento è riscontrabile nella dimensione oramai assunta dalle quote rosa, che in soli quindici anni è salita dal 28% ad oltre il 39%”.
Per il Presidente, “tale fenomeno di crescita, auspicabile per l’apporto che le donne notaio sanno dare allo sviluppo della professione e del Paese, potrebbe ingenerare l’incremento di alcune spese istituzionali correnti, direttamente collegate a tale presenza, quale ad esempio l’indennità di maternità. Nell’ambito, invece, della popolazione in quiescenza si continua a registrare la costante crescita del numero dei “notai” pensionati. Tale fenomeno, positivo perché testimone dell’allungamento della vita media e delle aumentate probabilità di sopravvivenza non può non essere attentamente monitorato per l’incidenza che ha sulla dimensione della spesa previdenziale della Cassa, presente e futura”, ha affermato Pappa Monteforte.
Il costo delle pensioni dell’anno ha raggiunto il valore di 226,8 milioni di euro, 8,3 milioni in più rispetto al precedente esercizio. Tale crescita è legata, in parte, al fenomeno demografico sopra descritto e, in parte, al riconoscimento economico deliberato dal Consiglio di Amministrazione che (nonostante la contestuale perdita del gettito contributivo) ha riconosciuto ai titolari di pensione in carico al mese di maggio 2023 un assegno una tantum di 2.000 euro. In controtendenza con l’andamento della spesa pensionistica, si registra, tra le spese istituzionali, la lieve flessione del costo relativo all’indennità di cessazione.
Per quanto concerne le altre prestazioni, si rileva che, al netto dell’indennità di maternità (che presenta un proprio contributo di finanziamento nell’anno 2023) l’Ente ha sostenuto un onere complessivo di circa 8,5 milioni di euro di cui circa 2 milioni di euro concessi a titolo di assegno di integrazione e 5,9 milioni di euro destinati alla copertura della polizza sanitaria.
Passando a investimenti e patrimonio, il Presidente Pappa Monteforte ha evidenziato: “Nel corso del 2023 il Consiglio di Amministrazione della Cassa, alla luce delle criticità che hanno caratterizzato i mercati finanziari, ha mantenuto un atteggiamento prudente, riducendo al minimo le operazioni sul patrimonio mobiliare, in attesa di segnali di stabilizzazione. Nella seconda metà dell’anno, il Consiglio ha deciso di impiegare parte della liquidità presente sui conti bancari, in eccesso rispetto agli impegni istituzionali previsti, investendo in titoli di Stato italiani a lunga scadenza”.
La gestione del patrimonio mobiliare della Cassaha espresso per il 2023 un rendimento contabile lordo del +1,74%. Tale percentuale scende a +0,39% considerando tutti i costi sostenuti, compresi quelli fiscali.
Il rendimento finanziario (che comprende anche l’andamento del valore del patrimonio nel corso dell’esercizio) è stato pari al +7,35% lordo (+6,86%, al netto di costi e imposizione fiscale). Per quanto riguarda la gestione del patrimonio immobiliare “diretto”, il rendimento contabile lordo per il 2023 è stato del +6,87%, considerando le sole operazioni “ordinarie” di gestione, percentuale che scende al +2,21% imputando anche tutti i costi del comparto, comprese le imposte (tenendo conto anche delle operazioni straordinarie (vendite e apporti) le percentuali di rendimento salgono al +12,45% lordo e 7,79% netto).
Infine, il rendimento finanziario della gestione ordinaria è stato del +3,61% lordo e +0,64% al netto di costi e imposizione fiscale (+7,17% lordo e +4,20% netto considerando anche le operazioni straordinarie).
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