Il mercato del private equity in Europa
L'Europa ha una lunga storia di società private, molte delle quali esistono da decenni e sono controllate da una famiglia fondatrice ed estremamente specializzate. Accanto a queste, l’Europa conta 23 milioni di piccole e medie imprese (PMI), che impiegano due terzi della forza lavoro della regione. Tra queste aziende vediamo un crescente trend dove le generazioni più giovani sono meno coinvolte nell'attività e un primo gruppo di manager professionisti è entrato in azienda con la speranza di espanderla o farla crescere.
Il private equity è uno strumento che permette ad aziende di questo tipo di aziende di crescere senza rinunciare al controllo familiare. In particolare, la possibilità di ottenere finanziamenti attraverso i mercati privati, garantisce agli imprenditori la capacità di mantenere uno stile di gestione e una visione di crescita dell’azienda di lungo termine. Inclinazione che ben si sposa con il capitale di private equity, che ha una mentalità simile allo stile di investimento a lungo termine. Anche il debito privato gioca un ruolo importante; storicamente, infatti, queste tipologie di aziende dipendevano molto di più dai prestiti bancari, che risultano tuttavia relativamente poco flessibili rispetto ai contratti che si possono stipulare con i finanziatori privati. Dall’altra parte la maggior parte dei finanziatori privati si sono concentrati su aziende più grandi; pertanto, il campo di azione e le possibilità di investimento nel settore delle PMI è ancora molto aperto e ricco di possibilità per nuovi operatori.
Figura 1: Il privato vince sul pubblico
Performance degli acquisti di private equity rispetto all'S&P 500, con un valore rideterminato a dicembre 2000 = 100. Fonte: Preqin Pro, Pictet Asset Management. Dati riguardanti il periodi tra il 1° dicembre 2000 e il 31 dicembre 2022
In generale, tra i benefici degli investimenti in private asset è indubbiamente presente il premio per l'illiquidità, per quanto quest’ultimo non generi di per sé un rendimento aggiuntivo. Conta piuttosto quello che si può fare con l'illiquidità. Ad esempio, le società private sono in grado di fissare obiettivi a lungo termine, che il management può raggiungere senza doversi concentrare sulle richieste di rendicontazione trimestrale del mercato. È inoltre importante che gli investitori comprendano realmente la quantità di illiquidità che possono gestire nei loro portafogli. Riteniamo, infatti, essenziale che l’investitore sia conscio del grado di utilizzo della leva finanziaria nel private equity e che comprenda chiaramente la proposta di creazione di valore nelle operazioni di private equity, soprattutto nel contesto attuale dove i tassi di interesse sono saliti.
Rischi e opportunità nello scenario economico attuale
La vivacità dei mercati a cui abbiamo assistito alla fine dell'ultimo ciclo, soprattutto nei mercati in crescita, ha fatto sì che anche i multipli prezzo/utile del private equity siano cresciuti in modo sostanziale. C'è stata una grande creazione di valore attraverso l'ottimizzazione dei bilanci, utilizzando il debito a basso costo invece del più costoso capitale proprio. Ora è importante capire come finanziare al meglio le aziende in un mondo in cui i tassi d'interesse sono più alti, come quello attuale. Riteniamo che i multipli degli utili possano ancora crescere, ma per ragioni diverse, una delle quali è la capacità di costruire conglomerati di aziende che si integrino bene tra loro, creando un valore aggiunto superiore alla mera somma delle rispettive parti. Quest’ultima, in particolare, è un'evoluzione molto interessante e crediamo che il prossimo trend per il mercato del private equity comporterà appunto un processo di consolidamento attraverso la ricerca di gruppi di aziende da mettere insieme, che possano creare nuove società molto più competitive. Riteniamo che la creazione di valore dovrà derivare in misura maggiore da come ottenere il meglio dalle operazioni di un'azienda, ad esempio attraverso l'espansione geografica o l'integrazione della catena del valore, piuttosto che dalle sole strutture finanziarie.
Dall’altra parte, invece, l’incremento dei tassi di interesse ha generato un contesto difficile per il mercato del private debt. Considerati i rischi di volatilità, riteniamo utile focalizzarsi attualmente su settori difensivi quali sanità, istruzione, servizi alle imprese e software. Quest’ultimi, infatti, generano liquidità in modo stabile e hanno basse correlazioni con il mercato generale. Per questi motivi sono in grado di generare profitti anche in periodi di incertezza. Diventa, inoltre, ancora più importante strutturare i contratti con covenant adeguati, in particolare per quanto riguarda la copertura degli interessi e la leva finanziaria massima, monitorando e rivalutando frequentemente tali metriche.
A cura di Giambattista Chiarelli, Head of Institutional di Pictet Asset Management
Per ulteriori approfondimenti sui private asset, è possibile visitare il sito di Pictet Asset Management cliccando qui.
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