Le conseguenze del rialzo dei tassi della Fed, a cura di BNY Mellon Investment Management
Il commento di Sebastian Vismara, economista finanziario e strategist di BNY Mellon Investment Management
22/09/2022
Redazione MondoInstitutional
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"La Federal Reserve Open Market Committee (FOMC) ha aumentato il suo tasso di riferimento di 75 punti base. Questa mossa è ampiamente in linea con le aspettative del mercato". A evidenziarlo è Sebastian Vismara, economista finanziario e strategist di BNY Mellon Investment Management, che poi prosegue: "Concentrando gli aumenti nel 2022 e mantenendo il tasso di riferimento in territorio "restrittivo" almeno fino al 2025, la Fed mira a cortocircuitare la cosiddetta "spirale salario/prezzo": uno scenario in cui l'aumento dei prezzi e un forte  mercato del lavoro inducono i dipendenti a continuare a chiedere aumenti salariali, che a loro volta continuano a spingere verso l'alto i prezzi. Accettando un'inflazione superiore al target nel 2022 e nel 2023, la FOMC si aspetta che le sue azioni inducano solo una lieve recessione. Inoltre, la FOMC si aspetta che la sua linea d'azione sia sufficiente a portare l'inflazione all'obiettivo del 2 entro 2 anni. Il SEP prevede una crescita del PIL quasi pari a zero (ma non negativa) nel 2022 e poco superiore all'1% nel 2023; la disoccupazione raggiungerà il picco del 4,4% nel 2023/2024".
Per Vismara, "la previsione della Fed di una lieve recessione potrebbe rivelarsi troppo ottimistica. Storicamente, gli aumenti della disoccupazione sono stati molto persistenti; in altre parole, una volta che il tasso di disoccupazione inizia a salire, è difficile impedirne l'aumento. Aumentare il tasso di riferimento di quasi il 4,5% in un anno, ma evitare che la disoccupazione aumenti di oltre 100 punti base, è un compito molto impegnativo per la Banca Centrale, e la storia ha dimostrato che la probabilità di successo è bassa. Le previsioni della Fed dal SEP di oggi mostrano che la Committee prevede di abbassare marginalmente i tassi a poco meno del 4% nel 2024", sottolinea l'esperto.
"I mercati sembrano ottimisti che la Fed possa evitare una forte recessione, ma ciò potrebbe cambiare se e quando i dati economici si indeboliranno e la disoccupazione inizierà a salire. I futures sui fed funds si sono rapidamente allineati in seguito alla decisione del FOMC e la curva del Tesoro USA è cambiata solo modestamente. I mercati azionari hanno risposto all’annuncio della FOMC scendendo inizialmente di oltre l'1%, per poi recuperare le perdite durante la conferenza stampa di Powell, pur indebolendosi nuovamente a fine giornata. I solidi bilanci delle imprese e dei consumi sembrano aver contribuito a proteggere le azioni statunitensi da cali ancora maggiori nel 2022. Tuttavia, man mano che i risparmi in eccesso vengono smaltiti, la spesa al dettaglio potrebbe indebolirsi prima che l'inflazione diminuisca in modo significativo, esercitando una pressione al ribasso sulle valutazioni aziendali. Inoltre gli investitori individuali sembrano aver sinora sostenuto i mercati azionari, ma tutto questo potrebbe cambiare man mano che la Fed continua ad alzare i tassi", afferma Vismara.
"L'aumento del tasso di riferimento statunitense dovrebbe tradursi in un dollaro più forte, a parità di altre condizioni. Ciò potrebbe rappresentare una sfida per le economie dei mercati emergenti. I Paesi con grandi passività di debito sovrano o societario denominate in USD potrebbero trovarsi a pagare costi più oneroso. Anche le multinazionali statunitensi probabilmente vedranno una compressione dei margini a causa del rafforzamento dell'USD, a parità di altre condizioni economiche", conclude l'economista finanziario e strategist di BNY Mellon IM.

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