Alla fine di giugno del 2022 le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari hanno raggiunto quota 10 milioni, in crescita di 280.000 unità (+2,9%) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di circa 9 milioni di individui. E' quanto emerge dal periodico aggiornamento fornito da Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), che poi precisa come i Fondi negoziali registrano un incremento di 194.000 posizioni (+5,6%), per un totale a fine giugno di 3,651 milioni. "L’apporto maggiore alla crescita è arrivato, oltreché dai fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti di diversi settori hanno luogo automaticamente attraverso il versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro sulla base dei contratti nazionali di riferimento, anche dal fondo rivolto al pubblico impiego, per il quale è stata attivata l’adesione attraverso il cosiddetto silenzio/assenso per tutti i lavoratori pubblici neo assunti a partire da una determinata data", evidenzia l'Authority.
Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 53.000 posizioni in più nei Fondi aperti (+3%) e 24.000 posizioni in più nei Pip nuovi (+0,7%); a fine giugno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,788 milioni e 3,637 milioni di unità.
Le risorse destinate alle prestazioni, invece, sono pari a 207 miliardi di euro a fine giugno 2022. "Per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari, le risorse sono diminuite di circa 5,6 miliardi rispetto a dicembre del 2021", sottolinea Covip. In particolare, nei Fondi negoziali, l’attivo netto è di 63 miliardi di euro, mentre ammonta a 27 miliardi nei Fondi aperti e a 43,7 miliardi nei Pip “nuovi”.
Covip segnala poi come nei primi sei mesi del 2022 i contributi incassati da Fondi negoziali, Fondi aperti e Pip nuovi sono stati pari a 6,2 miliardi di euro: 266 milioni di euro in più (+4,5 per cento) rispetto al corrispondente periodo del 2021. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche.
Passando ai rendimenti, nel primo semestre del 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito della caduta dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti sono risultati negativi e pari a -8,3% e a -9,7%, rispettivamente, per Fondi negoziali e Fondi aperti; nei Pip di ramo III essi sono stati pari a -10,3%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato marginalmente positivo: +0,5%.
"Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1 per cento per i Fondi negoziali, al 4,6 per i Fondi aperti, al 5 per i Pip di ramo III e al 2,2 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari all’1,9 per cento annuo", scrive Covip. "Aggiungendo ai dieci anni i sei mesi del 2022, i rendimenti medi annui restano positivi: 3,1 per cento per i Fondi negoziali, 3,4 per i Fondi aperti e 3,7 per cento per i Pip di ramo III; sono pari al 2,1 per cento i prodotti di ramo I. La rivalutazione del Tfr nello stesso periodo è del 2,2 per cento", conclude la Commissione.
I principali dati statistici della previdenza complementare a giugno 2022 sono disponibili cliccando qui.
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