Ora che gli investimenti sostenibili sono una pratica consolidata, gli investitori istituzionali prestano sempre maggiore attenzione alla “S” al centro dell’acronimo ESG. È quanto emerge dall’ultima ricerca Mercer's European Asset Allocation Insights 2021. Da un lato, il 24% degli investitori istituzionali intende concentrarsi maggiormente sulle tematiche ambientali, quali per esempio la biodiversità e il capitale naturale. Dall’altro lato, gli investitori istituzionali iniziano ad ampliare il campo d’azione includendo anche fattori sociali (27%) quali il capitale umano e i diritti dei lavoratori nelle tematiche centrali per l’anno prossimo.
“Anche se le tematiche ambientali rimangono senza dubbio prioritarie, è incoraggiante osservare come molti investitori comincino a considerare l’impatto sociale dei propri investimenti. Gli investitori sono sempre più consapevoli delle interconnessioni esistenti tra i fattori ambientali, sociali e di governance, in sostanza di come siamo interconnessi con il nostro pianeta. E con la CSR sempre più al centro dell’agenda di ogni Consiglio di amministrazione, crescono anche le società che intendono darsi da fare per favorire lo sviluppo dei diritti umani, l’uguaglianza sociale e la parità retributiva”, ha dichiarato Marco Valerio Morelli, Amministratore delegato di Mercer Italia, mentre Luca De Biasi, responsabile Wealth di Mercer Italia, ha aggiunto: “Nonostante il periodo sia stato estremamente complesso per molti investitori, durante la pandemia si è anche registrata una spettacolare crescita in tutta Europa degli asset investiti in fondi di investimento sostenibile. Può essere relativamente semplice inserire le tematiche ESG in un portafoglio, iniziando da una semplice analisi per valutare le credenziali di partenza in materia ESG. Incoraggiamo i gestori dei piani previdenziali a identificare le azioni prioritarie capaci di promuovere i cambiamenti più significativi”, ha sottolineato De Biasi.
La crescente importanza della sostenibilità all’interno dei portafogli si riflette nei risultati dell’indagine, da cui si evidenzia che rispetto all’anno scorso sono ora più numerosi gli investitori che utilizzano l’indicizzazione legata al clima o alle politiche low carbon (26% verso 6%). La ricerca ha dimostrato che un’ampia maggioranza di investitori europei integra i criteri ESG in tutti gli aspetti della propria attività, inclusi la selezione delle società di gestione (83%), il monitoraggio delle società di gestione (88%), il reporting (79%) e l’asset allocation (64%).
L’indagine di Mercer ha anche messo in luce che gli investitori passano da un atteggiamento reattivo a uno più proattivo mentre gli aspetti normativi diventano sempre meno rilevanti e centrali nella valutazione dei rischi ESG (considerati un driver principale dal 67% degli intervistati rispetto all’85% l’anno scorso).
La ricerca Mercer’s European Asset Allocation Insights 2021 fornisce una panoramica completa delle strategie di investimento adottate nel settore previdenziale in Europa e nel Regno Unito e identifica i nuovi trend di comportamento di circa 850 investitori istituzionali in 11 paesi, pari a un totale di circa 1000 miliardi di euro di asset gestiti. Più in generale, l’indagine 2021 di Mercer dimostra che gli investimenti alternativi hanno ormai raggiunto quasi lo stesso livello degli investimenti azionari e in alcuni mercati (Regno Unito e Germania) li hanno perfino superati. Gli investitori europei e del Regno Unito continuano ad allontanarsi dalle azioni (dal 22% al 21% dell’allocazione media dei portafogli complessivi) con l’obiettivo di diversificare i driver di rendimento, proteggersi dalla volatilità del mercato e rivolgersi a flussi di rendimenti protetti dall’inflazione. Sempre più investitori di Fondi pensione a prestazione definita ricercano la diversificazione degli investimenti rivolgendosi ad asset class alternative (dal 18% al 20%), come le obbligazioni growth, il private equity e gli asset reali.
In prospettiva, una maggioranza di investitori (53%) pensa di fare leva sugli insegnamenti in materia di governance tratti dalla pandemia per rivedere la propria strategia di investimento, i mandati di gestione o la governance dei piani. Tuttavia, una minoranza rilevante (38%) non intende apportare cambiamenti alla governance dei propri piani previdenziali come ricaduta diretta della pandemia.
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